da "Goldoni", in Il Settecento letterario (1968)

Il capitolo dedicato a Goldoni, da cui sono tratte le pagineche seguono, fa parte del grande disegno del secolo delineato daBinni per la Storia della letteratura italiana diretta daEmilio Cecchi e Natalino Sapegno, Milano, Garzanti 1968. Ilcapitolo sarà successivamente raccolto nel volumeSettecento maggiore. Analisi della poetica e della poesia diGoldoni, Parini e Alfieri, ivi 1978.

Qual'è la posizione storica del Goldoni? Quale larealtà e la natura del suo intervento, mediante la poesiacomica, nella storia ideologico-sociale del suo tempo?
Formatosi - con una cultura prevalentemente teatrale, anche senon unicamente tale - all'epoca di maggiore sviluppo dellaciviltà arcadico-razionalistica, specie nelle condizionidell'Italia settentrionale (fra Venezia e i centri veneti edemiliani dominati dalla presenza del Maffei e del Muratori) e poisuccessivamente venuto a contatto (fra l'importante esperienzatoscana e i nuovi soggiorni veneziani) con le più generalitendenze dello sviluppo da preilluminismo a vero e proprioilluminismo, il Goldoni visse le condizioni, le aspirazioni, leidealità di tale complesso sviluppo in una misurapersonale sincera, ma culturalmente e ideologicamente pocoapprofondita, senza giungere (ché semmai nel periodofrancese, fuori ormai della linea più attiva della suaopera poetica, egli poté meglio adeguarsi a unamentalità di pieno illuminismo) ad una posizioneilluministica decisa e pienamente consapevole, quale fu quella diun Parini, uomo di una generazione successiva e giàsviluppatasi, prima del Giorno, in una cultura eciviltà nettamente riformatrice e sempre piùilluministica sin nelle direttive del governo riformatoreaustriaco e nella vicinanza di collaborazione e discussione con igiovani illuminati della "Società dei pugni" e del"Caffè".
Al Goldoni mancò lo stimolo di una situazione concreta diquel tipo ed egli operò piuttosto nelle condizionipolitico-culturali tanto meno favorevoli della societàveneta in genere e di Venezia in particolare, non prive certo diaperture alle nuove idee, ma infrenate dalla posizione di difesaconservatrice del regime oligarchico e mancanti di veri saldigruppi di pensatori e letterati attivi nella filosofia dei lumi enella riforma illuministica. Sicché, mentre si deveparlare giustamente per lui di consonanze illuministiche, oaddirittura di illuminismo popolare e medio, e di quel "candidoliberalismo" che fu definito così acutamente in lui da uncelebre saggio di Nino Valeri (e tutta la nostra precedenteindagine sulla misura umana del Goldoni si riferisce chiaramentea tale posizione storico-personale), non si può, senzagravi forzature, costruire un'immagine del Goldoni comeilluminista persuaso e deciso, come rappresentante di una precisariforma sociale (e tanto meno politica), di un chiaro precursoredi idealità democratiche, egualitarie e miranti adinstaurare un vero ordine nuovo.
Certo gli uomini del periodo rivoluzionario poterono avvertirenella sua opera (così piena di spunti egualitari,così ricca di un senso schietto della dignitàumana, così aperta a cogliere e seguire aperture dilibertà di rapporti e a sottolineare con viva simpatia ifrutti della laboriosità borghese e popolare, ilsignificato letificante dell'onesto esercizio di una vita attivae razional-naturale) la voce poetica di "temps voisins de laliberté". Ma andare al di là di questo non èlecito, ché altrimenti si rischia una patentefalsificazione della reale figura goldoniana.
E così ugualmente non si può scambiare con unpreciso programma di riforma sociale e di "poetica sociale", lasua acutissima sensibilità per le condizioni degli uomini,per il legame fra "carattere" individuale e i suoi connotati diclasse, per i mutamenti di generazioni e di condizioni socialipur nel ristretto ambito della difficile e viscosa situazioneveneziana.
Così più che puntare sulla mediocre commedia Ilfeudatario in cui lo scatto di ribellione di qualchecontadino (oltretutto tanto più di maniera di quanto nonsiano i vivacissimi personaggi popolari scaturiti dalla suaprofonda esperienza veneziana) si risolve in un facile lieto finedi pacificazione dovuto al rinsavirsi di un giovane aristocraticoscapestrato e prepotente (solo dall'esterno - quantodall'esterno! - si può pensare alla situazione delMariage de Figaro del Beaumarchais), si dovràrilevare la più generale e crescente simpatia goldonianaper una ideale situazione di equilibrio, di saggezza umana, diconsapevolezza dei limiti della propria condizione sociale cheben si iscrive in una lata tendenza storica e in unamentalità latamente illuministica dominata da valori dirispetto della dignità umana, di riconoscimento dellasostanziale comune natura degli uomini pur nella varietàdella loro condizione sociale, di simpatia per quanti in quellasappian vivere relazioni di reciproca benevolenza e sappianoopporsi alle tentazioni della sopraffazione, della prepotenza,dell'avido egoismo.
Solo in tale direzione non eversiva e non arditamente eprogrammaticamente riformatrice è dato di valorizzare,con pieno rapporto di stimolo alla forza poetica che nescaturisce, il forte, schietto amore del Goldoni per gli uomini,per la loro vita di civile ed umano rapporto, per le loro gioie,per il loro impegno laborioso, per la loro onestà, per iloro diritti alla vita e alla dignità personale.
Solo in tale direzione è dato anche sottolinearefortemente la novità goldoniana di caratterizzazionepersonale-sociale, il risultato di nuovo schietto realismo (nonnaturalismo mimetico e fotografico) scaturito nella mossa,simpatetica rappresentazione teatrale di situazioni concrete, nongeneriche e standardizzate, nella profonda simpatia per la vitaautentica e nella critica di tutto ciò che ad essa sioppone e che si configura (nell'acuta sensibilitàgoldoniana alle condizioni sociali) nel rilievo comico(più che isolatamente satirico) della chiusura e grettezzadella vara boria dei nobili decaduti e squattrinati (i barnabottidella nobiltà veneziana) con le loro sciocche pretese diprivilegi senza nessun corrispettivo di forza e di funzioneeffettiva, della prepotenza egoistica e dissoluta diaristocratici oziosi e viziosi, ma anche della stoltezza diborghesi arricchiti e pretenziosi, aspiranti ai privilegipiù esterni e colpevoli della classe nobiliare e persinodi popolani che reagiscono ai limiti della loro condizione noncon la dignità e la laboriosità, ma con lafurfanteria e l'abbandono a basse passioni.
In tale prospettiva, e nei limiti di una posizione storica senzadiretto sfocio (e vera volontà di sfocio) nelladistruzione dell'ordine sociale esistente, si può e sideve calcolare la forza di acutezza psicologico-sociale e disimpatia del Goldoni per i nobili di "buon gusto", capaci di farvalere la loro situazione privilegiata in favore di una maggioresaggezza e di una più libera attività civile ebenefica, per i borghesi e i mercanti onesti, gelosi della loroonesta reputazione, laboriosi e generosi, per i popolani schiettie autentici anche nelle loro passeggere risse e baruffe: igondolieri gelosi della dignità del loro mestiere e dellaloro qualità di cittadini della repubblica, le fanciulle,le mogli, le "massere" oneste e attente alla loro virtù, ipescatori chiozzotti di cui il poeta nella prefazione alleBaruffe disse di voler rappresentare "i loro costumi e iloro difetti e, mi sia permesso di dirlo, le loro virtù".
Il fatto che le commedie popolari si accrescano nell'ultimoperiodo veneziano vorrà confermare, più che ilculmine di un preciso programma legato ad un'altrettanto precisadiagnosi della situazione veneziana (che avrebbe portato ilGoldoni a perder fiducia nel ceto dei mercanti e dei borghesi e asentire il popolo come vera risorsa e riserva di energie dellasua città in declino), una crescente apertura della suasimpatia umana e poetica (già viva del resto per igondolieri e le "putte oneste" in commedie giovanili), a stratiche la convenzione teatrale e una concezione reazionaria ritenevabassi e indegni di rappresentazione teatrale (con l'incentivodella polemica con il conservatore Gozzi) e che egli sentivainvece parte viva, essenziale di un vasto tessuto sociale, parteviva, essenziale della vita, anche se il "coregidore"autobiografico non mancherà di rilevare con affettuosacuriosità i limiti della loro stessa incantevoleistintività. E allora, più che alla luce di unpreciso programma eversivo e combattivo, si potrà bencapire - alla luce della crescente forza e apertura di simpatiaumana e poetica del Goldoni - il valore implicito di una taleacquisizione del mondo popolare alla dignità del teatro edella rappresentazione poetica, si potrà capirel'estensione e l'importanza del "candido liberalismo" del Goldonie del suo illuminismo medio e poco ideologicamente approfondito,ma concretamente vivo e capace di farsi sostegno di vera poesia.