Francesca Nencioni, La forza del ricordo

“La forza del ricordo"

La ricostruzione del carteggio Walter Binni–Giuseppe Dessí si inserisce nella ricerca sui rapporti epistolari intrattenuti dal grande scrittore sardo con i suoi amici, in particolare, si pone come ideale prosecuzione degli studi sulla corrispondenza con Claudio Varese e Carlo Ludovico Raggianti1. La condivisione di esperienze formative e culturali tra i vari mittenti, nell’arco di tutta la vita e segnatamente nei primi anni 30; la precoce adesione all’impegno etico-politico, pur nelle differenziate posizioni2; la produzione critico-letteraria, aperta al confronto e sollecitante consigli, costituiscono affinità comuni a questi epistolari e ne autorizzano una sorta di lettura “in parallelo". Soprattutto dalle vicissitudini giovanili scaturiscono alcune tra le lettere più significative, a testimonianza dell’indelebile traccia impressa dal periodo pisano in Dessí e nei suoi amici più stretti. È infatti nel milieu normalista, fervido di studi, dibattiti e incontri, che si radicano le successive scelte professionali ed esistenziali dei “quattro interlocutori" 3 a distanza.
Il corpus epistolare che segue è composto da 27 documenti, 17 di Binni4 e 10 di Dessí5. I primi conservati all’Archivio Contemporaneo «A. Bonsanti» del Gabinetto «G. P. Vieusseux» di Firenze; i secondi (ad eccezione di una minuta trovata nel Fondo dessiano) rinvenuti nell’abitazione romana di Binni, grazie alla ricerca della moglie e dei figli. Il dialogo in absentia è aperto da Binni il 15 gennaio del 1936 e termina con un breve messaggio di Dessí del luglio 1973. L’arco cronologico coperto dalle lettere del critico va dal ’36 al ’72; quello delle missive di Dessí dal ’40 al ’73. Non possiamo stabilire con esattezza se queste “date liminari" 6 rispecchino l’andamento reale della corrispondenza, in quanto sicuramente mancano alcune risposte di Dessí, e non è neppure escluso che contatti epistolari siano stati stabili tra i due prima del ’36.
L’amicizia tra Binni e Dessí risale al ’31, anno in cui entrambi approdarono a Pisa, per frequentare la Scuola Normale il primo, come studente della Facoltà di Lettere il secondo. È logico quindi che qualche biglietto sia stato scambiato fin da quel periodo. Il tono stesso della lettera di apertura di Binni, stringato e colloquiale, presuppone una precedente consuetudine scritta; inoltre la sua sollecitazione a “scriver[gli] anche di altre cose, privatamente" conferma un’abitudine già instaurata.
Le caratteristiche formali, i peculiari tratti dell’amicizia e le tematiche tratteggiate suggeriscono tre possibili chiavi di lettura dell’epistolario.
La brevità dei messaggi spesso legati a rapide comunicazioni è la cifra distintiva di questa corrispondenza, rilevante in Binni, più sfumata in Dessí. Lo stile di Binni, familiare fin dall’exordium, appare sempre essenziale e diretto allo scopo, non esente da espressioni colorite (ad esempio nella citazione della strofetta goliardica della lettera IV; o nella definizione delle preoccupazioni quotidiane sintetizzate in “Una vita da cani" nella cartolina postale X; o ancora nell’aforisma di leopardiana memoria “Il mondo è una lega di birbanti" della lettera XXIII). Nel corso del tempo, se permane il carattere referenziale e conciso, più nitide diventeranno le attestazioni di stima ed affetto.
Il modus scribendi di Dessí risulta in genere maggiormente diffuso e vivace, soprattutto nella scelta di termini pittoreschi: “hai tutta la mia solidarietà, e se è necessario la mia doppietta sarda" (biglietto XXII) e nel ricorso all’ironia “gli parlo di te come un probabile, possibile collaboratore, facendo di te elogi sperticati, che però non credo nemmeno molto" (lettera V). Talvolta il dialogo a distanza diventa monologo, personale riflessione sugli eventi politici, da parte “di uno che politico non è e che vive politicamente appartato" (lettera XVII).
Una concordanza formale si nota nei congedi (“Ti saluto con affetto" “Un abbraccio fraterno" “Auguri affettuosi"), in cui si esprime un’amicizia che trova misurate dichiarazioni all’interno del corpus epistolare:
me ne rallegro […] per la stima e l’affetto che ho di te (Binni, lettera XXV)

ti sono molto grato della tua affettuosa lettera, del voto e soprattutto della tua amicizia, che ricambio molto cordialmente (Dessí, lettera XXVI)
Solo in due casi si elevano frammenti letterari sul registro colloquiale: la prima volta, quando Dessí commenta la chiamata di Binni alla Facoltà di Lettere di Firenze:
In quell’idealistico oltretomba che è fatto della nostra memoria di vivi, forse il mite Momigliano avrà tirato un sospiro di sollievo e di soddisfazione (lettera XVII),
con tono elegiaco subito mitigato da una sfumatura ironica. La seconda nel congedo di Binni:
E noi ricorderemo, e dai ricordi trarremo forza per il presente e il futuro sempre più difficili,
che può essere assunto come ideale sigillo del carteggio. L’espressione sembra racchiudere infatti il significato più autentico di quell’amicizia, nella forza di un ricordo non generico, nostalgico, ma nutrito di precisi periodi importanti per la formazione culturale e umana di entrambi. Gli anni degli studi pisani con la connessa nascita dell’opposizione al fascismo e dei primi contatti clandestini; quelli della crisi interna del P.S.I. seguita con attiva partecipazione; quelli dell’oscuro intermezzo dei primi anni 70.
Vicendevole premura, assenza di rivalità e caute confidenze connotano l’amicizia tra Binni e Dessí. Il costante interesse si concretizza nella disponibilità a intervenire spesso l’uno in favore dell’altro. È il caso della lettera I, dove Binni, in veste di maître-camarade, fornisce in sintesi all’amico notizie riguardanti i Littoriali. Analogo atteggiamento si riscontra da parte di Dessí, nella promessa di presentare l’amico alla rivista “Primato" (lettera V) e nell’offerta di un pronto interessamento per il premio Niccolini (biglietto IX). Anche nel rammarico col quale Binni dichiara di non poter “contribuire con il suo voto a premiare uno dei migliori romanzi di que[gli] anni" (cartolina postale XII) è espresso il medesimo intento di reciproco aiuto.
L’unico dissapore è contenuto nei messaggi VI-VII, relativi alla recensione di Dessí, Due vite interiori di Binni e Varese7, apparsa su “Primato" nel 1942. L’intervento dessiano è definito da Binni un “insipido accenno", “incolore e inconcludente" (cartolina postale VI); tuttavia nell’alternativa offerta all’amico: “o potevi non parlarne o potevi farne una critica negativa" (ibidem) traspare una lucida razionalità, non offuscata dal dissenso. Forse non a caso, dopo questo incidente, compariranno comunque nelle lettere solo brevi accenni alle rispettive opere; in particolare, l’autorevolezza critica di Binni non si esercita mai in maniera analitica sui testi di Dessí, limitandosi ad apprezzamenti globali:
Ora li [I passeri] ho letti e posso assicurarti di averne avuto un’impressione profonda, superiore a quella prodotta dai tuoi precedenti romanzi e racconti (lettera XII)

Desidero anche ringraziarti per l’invio graditissimo del tuo dramma storico sardo: l’ho letto con molta partecipazione e l’ho trovato molto intenso (lettera XXIV).
È questa una delle differenze più evidenti del carteggio qui esaminato rispetto a quelli con Varese e Ragghianti. Basti citare, per il primo la lettera 1198, che pone a confronto il racconto Saluto a Pedro con San Silvano; e per il secondo, la lettera VI9, dove è analizzata in dettaglio la novella Il bastone.
Ma quando l’uno dei due raggiunge un traguardo o riporta un successo, l’altro non tarda a congratularsi per l’evento, inviando parole di intima partecipazione:
Mi rallegro per te per la chiamata a Firenze. Me ne rallegro anche per mio conto, intimamente (Dessí, lettera XVII);

ho appreso con ritardo l’esito […] dello Strega: me ne rallegro con te vivamente anche come votante (per la stima e l’affetto che ho di te) (Binni, lettera XXV).
Nonostante un reciproco interesse esteso anche alla sfera privata, le lettere presentano scarsi riferimenti alle vicende personali. Nel caso di Binni si trovano solo sintetiche informazioni sulla nascita del primogenito (lettera V); tracce dell’iter accademico, dall’Università di Genova (lettera VIII, cartolina postale X e lettera XII), alla Facoltà di Lettere di Firenze (lettera XVII), fino alla definitiva chiamata a Roma (lettera XXII); flashes sulle querelles professionali (biglietto XXII e lettera XXIII); per quanto riguardo Dessí, scarne notizie sul matrimonio con Lina Baraldi (lettera V); cenni sui numerosi trasferimenti in varie città italiane come Provveditore agli Studi (lettere IX-XI); brevi note sulla malattia (lettera XXIV). Da velate allusioni è tuttavia possibile intuire una maggiore conoscenza dei fatti da parte dei due corrispondenti, alimentata dunque per altre vie. Per esempio, nella cartolina postale XII, quando Binni specifica: “Ricevi i miei auguri più vivi – e non solo per il premio Strega!" 10. Anche la dichiarazione di Binni di aver parlato a lungo di Luisa Babini alla propria moglie (lettera XXV), rimanda a conversazioni private, di cui nulla trapela dal carteggio.
Un tratto comune è il rigoroso impegno con il quale entrambi intendono la missione di letterato e di politico. Dalle lettere (XIII, XIV, XV, XVI, XVII) emerge la visione di un dovere civile vissuto in modo esclusivo e difficilmente conciliabile con compiti diversi. Nel messaggio ai socialisti della primavera del ’48 11, Binni aveva rilevato infatti “l’inconciliabilità di un’attività parlamentare e di un lavoro letterario ugualmente impegnativi"; a quasi dieci anni di distanza (nel gennaio del ’58) Dessí si pone un analogo dilemma, se gli intellettuali non siano piuttosto d’intralcio anziché di stimolo per la causa politica, che attiene a chi vi “si dedica interamente, professionalmente" (lettera XIV). Pur nella condivisa concezione di fondo, gli atteggiamenti assumono connotati diversi: di militanza e partecipazione attiva in Binni, di appartata riflessione velata da senso di inadeguatezza in Dessí. La vocazione di Binni è del resto già manifesta nella lettera IV, da cui affiorano i contatti stabiliti con l’antifascismo in varie città italiane sotto la guida di Capitini. L’interesse di Dessí è invece testimoniato dalle considerazioni relative al Partito Socialista Italiano (lettere XIV e XVII). Nella lettera XIV, lo scrittore si dichiara contrario alla confluenza nel P.S.I. di Unità Proletaria, vissuta come compromesso e rinuncia alla più autentica identità del partito. Il “vero compito dell’intellettuale" consisterebbe allora nell’organizzare e guidare la classe operaia, nell’ottica di ampliarne i “limiti ristretti". Nel messaggio successivo (lettera XVII), denuncia l’“equivoca posizione" di chi, come lui, ha assunto atteggiamenti di sfiducia nei confronti della politica, che consentono di “starsene moralmente salvaguardati alla finestra". L’insoddisfazione circa la propria mancata scelta richiama all’istanza etica e ne conferma il ruolo di leit-motivall’interno della corrispondenza. In Binni tale rigore diventa adesione costante ad un ideale, sempre sotteso a interventi, sia in ambito accademico che nella vita sociale. Per Dessí la medesima concezione morale si traduce nell’interrogativo sulla preminenza tra il “festoso clamore" dei riconoscimenti ufficiali e il più sommesso premio dei “giudizi di valore" (lettera XXVI).
Riguardo al “mestiere di letterato" si trovano scarne note: anche questa particolare modalità distingue il nostro carteggio da quelli con Varese e Ragghianti, nei quali è possibile ripercorrere invece la genesi e l’iter di alcuni scritti dei corrispondenti. Il carattere estemporaneo già segnalato non sembra concedere spazio a più ampie considerazioni sulle opere pubblicate. Per quanto attiene a Binni, ci sono accenni a Vita interiore dell’Alfieri (1942), Metodo e poesia di Ludovico Ariosto (1947), Saggi su Carducci (1957), La protesta di Leopardi (1973) 12; quasi sempre introdotti in maniera indiretta: “Caretti mi indusse a concorrere con un mio libro Metodo e poesia di Ludovio Ariosto" (lettera VIII) o riservati allo spazio minore del post scriptum: “P.S. A parte ti mando un saggetto su Carducci che forse non ti dispiacerà" (cartolina postale XVIII). Per Dessí vengono citati, entro la cornice di premi letterari, I passeri (1955), Isola dell’Angelo (1957), Eleonora d’Arborea (1960), Paese d’ombre (1972) 13.

Il carteggio si chiude con un breve ringraziamento di Dessí al suo interlocutore, ma è nella “forza del ricordo" che si condensa il senso profondo di quell’amicizia evidenziato da Binni; ed è quindi la lettera XXV di quest’ultimo ad assurgere a ideale congedo.

1 La ricerca è stata esemplarmente avviata da Marzia Stedile in Giuseppe Dessí–Claudio Varese, Lettere 1931-1977, a cura di Marzia Stedile, Roma, Bulzoni, 2002 (da ora Lettere); da me proseguita, in ben minori proporzioni, con La corrispondenza Ragghianti-Dessí in Una giornata per Giuseppe Dessí. Atti di seminario - Firenze, 11 novembre 2003, a cura di Anna Dolfi, Roma, Bulzoni, 2005, pp. 249-282 e in F. Nencioni, Tempi, spazi e caratteri di un’amicizia letteraria. L’incontro Bassani-Dessí, in Ritorno al «Giardino». Una giornata di studi per Giorgio Bassani, Firenze - 26 marzo 2003, a cura di Anna Dolfi e Gianni Venturi, Roma, Bulzoni, 2006, pp. 225-232. A questi studi va aggiunto un’altra voce importante: l’intervento di Chiara Andrei, Un’amicizia tra le righe e Lettere a Renzo Lupo 1935-1972 in Una giornata per Giuseppe Dessí cit., pp. 191-247. Ma dell’Andrei si veda anche Le corrispondenze familiari nell’archivio Dessí, a cura di Chiara Andrei, Firenze, Firenze University Press, 2003.
2 Di militanza attiva per Binni e Ragghianti, di distaccata riflessione per Varese, di partecipazione talora diretta talaltra a livello speculativo in Dessí.
3 Ovvero Binni, Dessí, Ragghianti e Varese.
4 Si tratta di 8 lettere, 2 cartoline illustrate e 7 cartoline postali, dalla scrittura di difficile decifrazione.
5 Il carteggio è composto da 8 lettere e 2 biglietti, tracciati con una grafia chiara e quasi sempre sorvegliata.
6 Cfr. C. Andrei, Un’amicizia tra le righe in Una giornata per Giuseppe Dessí cit., p. 192.
7 G. Dessí, Due vite interiori di Binni e Varese, in “Primato", 15 giugno 1932, III, 12, p. 231.
8 Cfr. Lettere, pp. 173-174.
9 Cfr. La corrispondenza Ragghianti-Dessí cit., pp. 265-270.
10 Dalla data (1955) si può ipotizzare che l’allusione di Binni si riferisca alla convivenza di Dessí con Luisa Babini, iniziata a Roma proprio in quell’anno.
11 Lettera aperta ai compagni socialisti, in www.fondowalterbinni.it/tracce.
12 W. Binni, Vita interiore dell’Alfieri, Bologna, Cappelli, 1942 (ora in Saggi alfieriani, Firenze, La Nuova Italia, 1969, pp. 207-340); Metodo e poesia di Ludovio Ariosto, Messina-Firenze, D’Anna, 1947; Carducci e altri saggi, Torino, Einaudi, 1960; La protesta di Leopardi, Firenze, Sansoni, 1973.
13 G. Dessí, I passeri, Pisa, Nistri-Lischi, 1955 (n. e. Milano, Mondadori,1965); Isola dell’angelo, Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1957 (poi in Lei era l’acqua, Milano, Mondadori, 1966); Eleonora d’Arborea, Milano, Mondadori, 1964 (n. e. Sassari, Edes, 1995); Paese d’ombre, Milano, Mondadori, 1972 (n. e. “Oscar", 1975; Nuoro, Ilisso, 1998).