Giovanna Lo Presti, Appassionamento e familiarità («l’Indice dei libri», maggio 2015). L’articolo è inserito all’interno di una pagina dedicata ad Aldo Capitini, con il titolo generale Perde chi cede, chi si stanca, chi ha paura. Un dossier su Aldo Capitini, teorico della nonviolenza.

Lasciamo parlare Aldo Capitini e poniamogli accanto, come co-protagonista, Walter Binni. Sullo sfondo, la loro città, Perugia. “Com'è noto, le cose precipitarono perché vennero, dopo tanti errori politici e militari, l'armistizio, l'8 settembre, l'occupazione tedesca. E mentre i tedeschi entravano da una porta della città, io uscivo da un'altra, accompagnato da Walter Binni, che restò con me qualche giorno in campagna e poi rientrò in città, riuscendo a non essere molto sospetto”. Due amici che varcano, solidali, una soglia, che si lasciano alle spalle una città che sta per essere occupata dal nemico e che vanno verso la libertà dell'aperta campagna; due amici che si erano conosciuti anni prima sempre a Perugia, nello studiolo di Capitini, che stava – ed ora parla Walter Binni – “nella cella campanaria del Municipio”, ordinatissimo e colmo di libri che, dice il grande critico “accrescevano e disciplinavano le mie letture disordinate e casuali”. Due amici la cui amicizia non verrà interrotta dalla morte: l'ultima cartolina di Capitini a Binni, datata Perugia 14 ottobre 1968 (e Capitini morirà dopo pochi giorni) con due sole parole “Carissimi, Aldo”, e Binni ormai vecchio che, quando torna a Perugia si reca a colloquiare con la madre “o, , nella parte nuova del cimitero, con Aldo Capitini” ci parlano di una realizzata “compresenza dei morti e dei viventi” che è insieme il bel titolo dell'ultimo libro di Aldo Capitini, e la sintesi estrema del suo pensiero. Questa premessa, dedicata ad una amicizia nutrita di tensione intellettuale e profonda corrispondenza, introduce, con la necessità che talvolta hanno i pretesti, la presentazione di un progetto editoriale che nasce da “appassionamento e familiarità e semplicità”, per citare ancora Walter Binni che parla di Capitini. Si tratta dell'edizione in venti volumi delle opere complete di Walter Binni, divise per temi e ordinate secondo il criterio della restituzione “genetica”. Iniziato nel 2014, il piano editoriale si concluderà nel 2017. Per primi sono usciti, in tre volumi, gli scritti su Leopardi (pp. 1053, euro 50), che vanno dalla tesina universitaria del III anno, L'ultimo periodo della lirica leopardiana al testo scritto nel 1997, in occasione della celebrazione del bicentenario della nascita, intitolato Il sorriso di Eleandro; vale a dire dall'esordio di Binni come critico all'anno della sua morte, a testimoniare la continuità nello studio dell'autore prediletto. Ha fatto seguito il volume dedicato agli Scritti novecenteschi (pp. 316, euro 20), il cui ultimo saggio è dedicato a Colloquio corale, l'opera poetica in cui Capitini concentra la “tensione fondamentale” che lo anima. L'edizione è curata da Lanfranco Binni, studioso a sua volta e figlio del grande critico. Sono seguiti nello stesso anno La poetica del decadentismo (pp. 156, euro 15) e l’edizione degli Scritti politici 1934-1997 (pp. 476, euro 25). Davvero esemplare, soprattutto in tempi gretti, miopi, scioccamente tecnocratici come i nostri, è la scelta di impegnarsi nella ripubblicazione delle opere paterne e di renderle disponibili non solo in forma cartacea (nelle eleganti edizioni de Il Ponte) ma anche in formato elettronico nel sito del Fondo Walter Binni (www.fondowalterbinni.it), dove il lettore potrà leggere gratuitamente, in formato pdf, l'opera di uno dei più grandi critici letterari del nostro Novecento.