Intervento della III E del Liceo classico Annibale Mariotti
Intervento a cinque voci, di Claudia Cicognola, Alessandra Grilli, Cecilia Biancucci, Gisa Cancellaro e Virginia Cavallucci, allieve del Prof. Carmine Varasano.

INTRA TUPINO E L'ACQUA CHE DISCENDE
DAL COLLE ELETTO DAL BEATO UBALDO,
FERTILE COSTA D'ALTO MONTE PENDE,
ONDE PERUGIA SENTE FREDDO E CALDO
DA PORTA SOL; E DI RETRO LE PIANGE
PER GRAVE GIOGO NOCERA CON GUALDO

Il vento che spira da Porta Sole ha attraversato i versi e i pensieri di tanti letterati, lasciando dietro di sé le suggestioni proprie della nostra città; secoli fa in Dante, che descrive con ampiezza e solennità il paesaggio umbro. Come in un idillio sognante. Lo stesso idillio che il Leopardi, caro al Binni, amava ricreare nei suoi versi, dove la natura è solo un pretesto, la scintilla che accende il ricordo:

QUI NON è COSA
CH'IO VEGGA O SENTA, ONDE UN IMMAGIN DENTRO
NON TORNI, E UN DOLCE RIMEMBRAR NON SORGA.
DOLCE PER Sé, MA CON DOLOR SOTTENTRA
IL PENSIER DEL PRESENTE, UN VAN DESIO
DEL PASSATO ANCOR TRISTO, E IL DIRE: IO FUI.

La tramontana che taglia la città, al Binni sembrava accentuare la sua struttura antidescrittiva, scabra, energica, senza ornamenti, nuda. Quest'atmosfera ci viene descritta come in una fotografia emotiva dal Binni, che scrive:

Sotto l'impulso veemente e severo della tramontana ogni tono di idillio e di dolcezza scompare, le vie vengono spazzate e pulite, disseccate, la pietra degli edifici più antichi rivela tutta la sua durezza e consistenza, i volti divengono gelidi, petrosi anch'essi, una forza morale e fantastica occupa l'animo imperiosamente e lo sommuove ad impegni e sogni profondi senza abbandoni e senza mollezze. Una volontà ferrea incrudisce l'aria e le cose e le persone, un'alacrità eccezionale investe i veri perugini: dalla loro reazione alla tramontana, dalla gioia che provano nei giorni di tramontana io li riconosco simili a me, che, da ragazzo, in quei giorni, non riuscivo a star fermo in casa e mi precipitavo su a Porta Sole, verso le piazze più solitarie e più alte, verso la vista scura e nitida (di un nitore acceso da quell'aria intatta da ogni scoria di vapore) della gobba massiccia di monte Tezio, del profilo tagliente di monte Acuto, delle linee aspre dei monti di Gubbio, verso il loro varco ad un cielo profondo di azzurro quasi notturno.


A Porta Sole il Binni trovava, nel contrasto tra la quiete del paesaggio e la furia del vento, la tensione da cui scaturisce la poesia, come ricorda il verso da lui amato di Michelstaedter che recita: "il porto è la furia del mare". La vita è sentirsi parte del tutto nel mezzo della guerra degli elementi naturali. E questo accade a Porta Sole dove solo i visitatori più degni possono salire per capire l'essenza della peruginità. Peruginità che, come emerge dai suoi scritti, Binni porterà sempre con sé, ogni volta che si sentirà se stesso solo nel non identificarsi in un partito politico, ma facendo del suo dissidio interiore il puntello della sua indipendenza; ogni volta che si sentirà un intellettuale sradicato, ma volenteroso di scorgere un cambiamento della società in cui viveva.

Abbiamo voluto conoscere il nostro illustre concittadino attraverso le parole sue e quelle dei poeti che amava, i quali traducevano le suggestioni della nostra città con i loro versi. Vi lasciamo con quelle di un altro uomo che, con un fantastico esempio di arte allusiva, ripresa dall'Egloga I delle Bucoliche di Virgilio, esprime il forte elemento di peruginità che caratterizzava lui come il Binni: parliamo di Annibale Mariotti, al quale è intitolato il nostro liceo, nostro e di Walter Binni:

IAMQUE PROCUL TECTORUM CULMINA NOSCO
MONTIBUS IMPOSITAS TURRES PATRIAEQUE SUPERBA
MOENIA, QUAEQUE LEVES ADSPIRANT COLLIBUS AURAS.

E già di lontano riconosco le cime dei tetti, le torri poste sui monti e le superbe mura della terra dei miei padri, e riconosco le aure che spirano lievi sui colli.