È il testo di un articolo per il quotidiano «Il Corriere dell'Umbria», inviato da Raffaele Rossi, presidente onorario dell'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea, all'uscita di un articolo di Sandro Allegrini (7 giugno) sullo stesso giornale, nel quale veniva annunciata la decisione del Comune di Perugia di organizzare la giornata di studio del 6 novembre 2007, «Walter Binni. Storia e poetica».

Invio brevi notazioni scritte “a caldo” perché ha suscitato in me una grande gioia la notizia, apparsa sul “Corriere dell'Umbria” di oggi 7 giugno, relativa alle iniziative proposte per ricordare Walter Binni nel decennale della sua scomparsa. La gioia deriva dal fatto che egli è stato per me un grande amico e un maestro di cultura e di vita dai primi anni Quaranta in poi. Conservo vivi nella mia memoria gli incontri con lui. Ricordo momenti lontani, ad esempio quando egli era membro dell'Assemblea Costituente. Il 7 aprile 1947 tenne un discorso in difesa della scuola pubblica e per la libertà d'insegnamento. In quella occasione io, che ero un giovane insegnante alle prese con la struttura scolastica ancora impregnata di autoritarismo, andai ad incontrarlo in Piazza Montecitorio. Tra i ricordi n'aggiungo un altro: quando, nella mia qualità di vice sindaco, organizzai con Roberto Abbondanza al teatro Turreno l'incontro di Binni con gli studenti della città. Fu un'eccezionale lezione sul tema “La Ginestra e l'ultimo Leopardi”, che egli definiva “il poeta della mia vita, il maestro supremo della mia stessa prospettiva umana, morale, intellettuale, civile.” Spero che le iniziative dedicate a Binni, che avranno luogo nell'ambito di “Umbria Libri”, costituiranno l'occasione per ricordare la figura di un grande intellettuale e critico letterario, ma anche di un perugino che, come Aldo Capitini, ha interpretato i momenti alti della storia perugina nei valori di democrazie e di moralità della politica.
Quando intrattengo frequenti conversazioni telefoniche con Elena, la sua eccezionale compagna, ed essa mi trasmette un sentimento struggente nel ricordo di lui, avverto anch'io il peso di una dolorosa assenza, tanto più perché essa supera il fatto personale. Essa parla alla nostra collettività di donne e di uomini immersi in una confusa congiuntura, più o meno consapevoli di quella suprema ricerca cui egli tendeva e che chiamava “la società libera e fraterna”. Ho sempre presente la sua ultima intervista dal titolo “Quella lotta tra vecchio e nuovo” («l'Unità», 2 febbraio 1997) con le amare “impressioni di fine secolo”. Binni affermava: “È nuovo ciò che contiene elementi di promozione della vita sociale, civile, culturale di un paese; è vecchio ciò che quella vita ostacola e fa regredire”. E citava lo Zibaldone quando Leopardi rispondeva ad un fautore della monarchia assoluta che diceva essere la Costituzione d'Inghilterra cosa vecchia, dicendo che “è più vecchia la tirannia”.

Perugia 7 giugno 2007          Raffaele Rossi