BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / A, dicembre 2002
Anna Dolfi, La morte di Claudio Varese: maestro di cultura

In giorni di vita difficile per le nostre universita', ci coglie con ancora maggiore rimpianto la notizia della scomparsa di Claudio Varese (23 agosto 1909 - 10 dicembre 2002), intellettuale schivo, lucido e appassionato, che della scuola e dell'universita' (nelle sue tre citta': Ferrara, Urbino, Firenze) aveva fatto il luogo dove portare i risultati di un dialogo continuo e complesso con la cultura.
Non e' facile offrire un sintetico ritratto di Claudio Varese, critico e saggista, professore e studioso. A voler fermare in poche righe una sua ideale biografia intellettuale si dovrebbero ricordare, per l'incidenza nella sua formazione e l'impulso dato al suo impegno intellettuale e politico, il periodo passato alla Scuola Normale Superiore di Pisa (ove si era laureato - dopo l'insegnamento di Luigi Russo - con Attilio Momigliano, di cui fu assistente dal 1930 al 1933), e gli amici legati a quegli anni: Delio Cantimori, Carlo Ludovico Ragghianti, Aldo Capitini, Claudio Baglietto, Walter Binni, Giuseppe Dessi'.
Appassionato contemporaneista (ha seguito da vicino lo stesso nascere dell'opera di scrittori/amici quali Dessi' e Bassani), cultore di cinema in anni nei quali ancora non si pensava a rintracciare il rapporto tra Cinema arte e cultura (questo il titolo di un suo libro del 1963), Varese (pur curioso di autori francesi e tedeschi, sensibile alle suggestioni della filosofia e della teoria della letteratura) ha dedicato la maggior parte del suo impegno e della sua vita ai classici della nostra tradizione. I suoi lavori, che vanno da Dante al Quattrocento, da Tasso al Seicento, dal Metastasio e il teatro del Settecento a Foscolo, Manzoni, Pascoli..., rivelano, attraverso il paradigma ricorrente dell'«unitario e molteplice» che garantisce agli autori una lettura secondo se stessi, un'attenzione specifica per tutto quanto negli scrittori e nei testi rivela l'inquietudine, la complessita', l'impegno, per tutto cio' che puo' costituire nei libri una presa di coscienza culturale e storica, una difesa dinanzi all'irrazionalismo e all'intolleranza.
Tre in particolare sono gli autori sui quali il suo discorso critico e' stato piu' stringente e innovativo: Tasso (studiato nel rapporto tra vita e maschera, verita' e finzione), Foscolo (di cui ha indagato la biografia intellettuale e artistica in tre libri che continuano ad essere un fondamentale punto di riferimento per lo studio dell'alterita' Ortis/Didimo), Manzoni (lo scrittore forse prediletto, che di nuovo in tre libri ricchi di grande suggestione ha visto teso alla ricerca di un'opera non idillica: Fermo e Lucia. Un'esperienza manzoniana interrotta; L'originale e il ritratto. Manzoni secondo Manzoni; Manzoni uno e molteplice). Quanto ai contemporanei, oltre a Cultura letteraria contemporanea, Occasioni e valori della letteratura contemporanea, va ricordato anche il piu' recente Sfide del Novecento. Letteratura come scelta (Firenze, Le Lettere, 1992), un libro in cui si avvicina ai contemporanei come se fossero classici, i suoi classici amati, interrogandoli, ponendo quesiti, cercando risposte, traendo suggestioni che mirano, oltre il primario obiettivo di una puntuale lettura e di una completa e complessa interpretazione dell'autore e del testo, a porre la pagina letteraria a diretto contatto con la vita.
Varese, ancora piu' che ai classici del passato, ha chiesto agli scrittori del Novecento scelte non evasive, la possibilita' di porsi come modello, non solo di letteratura ma di cultura tout court. Cosi', dialogando con libri ed autori, mentre ha puntato a rintracciare nei testi la costanza delle parole, l'inquieta modulazione del tempo e dei tempi tramite gli strumenti della piu' moderna metodologia (in particolare Weinrich, Poulet, Ricoeur, Gadamer...), ha domandato ai suoi scrittori cosa sia la letteratura, quale sia la ragione del suo durare e resistere nel tempo, interrogandosi su quale (e dove) sia il senso e la 'moralita'' della critica. Interrogativi capitali, ieri come oggi, per l'universita' e per i libri, che da soli bastano a qualificare Varese come un intellettuale dall'inquieta modernita' e a sottolineare e ricordarci la sua costante e precoce maturita', una maturita' (per usare un'espressione usata per lui da Montale in una lettera del novembre 1945) "che pochissimi posseggono" e che pochi sanno regalare agli altri (allievi ed amici) assieme alla curiosita' culturale e a una modesta e ironica nonchalance.