Da una lettera di Carlo Emilio Gadda (27 febbraio 1943)

All'inizio del 1943, in coincidenza con la pubblicazione su "Primato"(febbraio) del saggio binniano Linea dell'arte di Carlo Emilio Gadda, Binni e Gadda si incontrano a Firenze; nell'occasione, Gadda fa omaggio a Binni del volume La madonna dei filosofi (Solaria, 1931), con una dedica affettuosa il cui 'riverbero' può notarsi nel tono autoironico ma anche sinceramente autoanalitico della lunga lettera del 27 febbraio, che non riproduciamo integralmente per vincoli di copyright. La lettera fa parte dell'Archivio del Fondo Walter Binni ed è inedita.

Mittente: Carlo Emilio Gadda. Firenze, Via Repetti 11. Li 27 febbraio 1943-XXI

Caro Binni,
ho letto subito e, naturalmente, con estrema attenzione ed estremo interesse, il suo studio così vasto, così documentato e così acuto, sul mio lavoro: e desidero manifestarle la mia gratitudine per la fatica a cui si è buttato, per la penetrante analisi a cui ha sottoposto la mia prosa.
A parte le conclusioni positive, è questo un saggio di inusitata attenzione verso un autore non sempre "simpatico", e devo credere a una grande fede nei motivi ideali che accomunano il nostro cammino, a una fede nella "chiesa invisibile", che abbiano sorretto la sua anima e la sua penna.
Le sono integralmente riconoscente. Il suo saggio mi è di conforto a perseverare in un momento tempestoso: a ultimare la stesura corazzata della "cognizione del dolore" di cui la stesura di abbozzo è già completa, in redazioni successive. Temevo delle mie forze, non mi rendevo esattamente conto dei loro limiti: lei mi dice "avanti".
Come in un campo ferroviario molto ingombro si dà il passaggio a un treno che avrebbe dovuto uscirne magari dopo d'un altro, così io ho voluto dare il passo ai "Disegni milanesi" (che usciranno da Le Monnier) e a un altro volume di Parenti, per togliermi d'innanzi il loro inciampo e, direi, la loro tentazione. (…)
Rinnoverò a voce il mio "grazie" vivissimo: spero a Perugia, dove tanti motivi intelligenti mi dovrebbero pur portare, un giorno o l'altro. Le angustie del lavoro, le scadenze tormentatrici sono state motivo a rimandare, rimandare…
Gradisca il mio saluto più cordiale. Le assicuro che non dimenticherò il conforto che lei mi offre; la serietà e il valore del suo studio superano "l'oggetto", ciò che conta, tuttavia, è la costruzione comune.
Mi creda l'aff.mo C. E. Gadda